Sulla facciata del “palazzo rosso” in via Gaspare Buffa al numero (teorico) 6, vi è uno stemma in pietra arenaria, capovolto: è un segnale, è il punto centrale di una “rosa geografica” che si sovrappone alla topografia reale e mantiene orientata, nell’unico modo possibile, tutta la ricerca storica, geomantica su Luigi Baccino.
È una convinzione che si è fatta strada man mano che ci siamo mossi sul territorio seguendo piste simboliche e rimandi.
La posizione di quel palazzo che possiamo dire essere collocato nel punto X, rispetto ad altre costruzioni sul territorio di Cairo, ha una ragione ed una motivazione che va ricercata nella topografia, nella rabdomanzia, negli accadimenti temporali, e principalmente nella geomanzia.
Ne l’ora che non può ‘l calor diurno
intepidar più ‘l freddo de la luna,
vinto da terra, e talor da Saturno
quando i geomanti lor Maggior Fortuna
veggiono in oriente, innanzi a l’alba,
surger per via che poco le sta bruna-,
mi venne in sogno(…)
(Dante, La Divina Commedia, Purgatorio, XIX, 1-7)
L’edificazione del palazzo, che aveva a piano terra le scuderie e i magazzini-cantina, con pilastri e volte in mattoni, era avvenuta ricercandone prima la migliore collocazione sul terreno tenendo in giusta considerazione le forze sotterranee che lo attraversano il sito.
Ne influenza positivamente la sua esistenza il fiume Bormida che scorre a poche decine di metri e il monte del Castello, dove sono stratificati secoli di significati.
Entrando nell’atrio, vicino alla scala di ingresso, vi è una fessura che attirò la mia attenzione e che diede il via alla ricerca.
Mi avvicinai attratto da quello che intravvidi in una fessura del muro e da vicino scorsi che c’erano dei fogli incastrati e ripiegati. Con delicatezza estrassi quel plico impolverato che potei meglio esaminare grazie alla luce dell’androne che entrava dalla finestra a grata sopra il pianerottolo, notai che vi erano delle pagine strappate da una pubblicazione.
Sulle pagine vi erano macchie color seppia che sembravano d’inchiostro e velature ingiallite dal tempo che nascondevano gran parte del testo. Vi erano anche illustrazioni e notai con interesse una cartina geografica di Cairo, come lessi nel titolo: “Piano in misura dell’accampamento al Cayro” che avevo già visto da qualche parte.
Era del periodo napoleonico e riportava alcune località note ancora oggi. Una fascia centrale a forma di serpente era il fiume Bormida che lambisce il centro storico del paese e poi era indicata la via che lo attraversa e prosegue. Dopo il ponte sul fiume era scritto “strada della Rocchetta”. In tre punti esterni sono collocate e segnate le chiese di San Donato, quella di Santa Maria Maddalena e quella di San Francesco di Sales, nei pressi di cascina Vesima
Sotto vi era l’indice ed elencati otto punti con un N.B (nota bene):“5 Battaglioni della Brigata di Saluzzo erano accampati avanti le Carcare”; sotto vie era disegnata la scala lineare in trabucchi per rilevare le distanze.
Guardai la cartina e dimenticai tutto il resto, poi aprii anche gli altri fogli e sul primo vidi che alcune righe mi sembravano leggibili; mi parve di riconoscere qualche parole ma non riuscii a decifrare nulla.