Luigi Baccino figlio dei coniugi cairesi Cirillo Baccino e Marianna Rodino, nato il 2 ottobre 1825, fu battezzato dal vicecurato don Pietro Mariscotti nella chiesa San Lorenzo di Cairo Montenotte. Padrini furono Luigi Bormida e Veronica Montaldo figlia del medico Giuseppe.
Dalle testimonianze dell’epoca apprendiamo che la sua famiglia non è benestante: molti figli, poco denaro. Per alleviare il peso della situazione, il padre riesce a pagare a Luigi il lungo viaggio da emigrante verso l’America Latina, da solo, quando questi è appena un ragazzo di 13 o 14 anni.
Senza soldi né istruzione, lontano da casa e dalla famiglia, il giovane lavora duramente, così come vede fare a tutti coloro nella sua stessa condizione, continuando a condurre la vita spartana a cui è abituato dalla nascita, fino a quando non viene arruolato forzatamente nell’esercito. Per via della rivoluzione scoppiata in Brasile a quel tempo, rimane sei anni sotto le armi e prende congedo senza molti risparmi in più, ma con lo stesso spirito d’iniziativa con cui era arrivato nel Nuovo Continente.
Per molto tempo continua a lavorare senza concedersi alcun lusso. Mettendo a frutto le sue capacità, arriva a dedicarsi al commerci di bestiame con un amico, spostandosi tra il Brasile e Montevideo. Partito da nulla, mette insieme così la sua fortuna.
Oltrepassata la cinquantina, reduce da una vita di lavoro, comincia a sentire i primi avvisi della vecchiaia e ricorda il paese dove è nato, in cui non era mai più tornato.
Appagato da quello che ha avuto, con al seguito la considerevole fortuna accumulata serenamente, si imbarca per il viaggio di ritorno verso la Liguria. Sono passati 38 anni da quando il giovanissimo Baccino, con due lire e pochi centesimi in tasca, aveva preso il mare per emigrare in Sud America.
A Cairo Montenotte, Luigi Baccino torna in contatto con gli strati sociali più poveri e bisognosi, una realtà per lui superata ma non dimenticata.
Si era sposato per procura con Onorata Bella che dopo due anni lo aveva abbandonato, scappando con l’amante e il figlio avuto da quest’ultimo.
Non avendo eredi diretti, decide di consacrare la sua fortuna alla causa che sceglie come la più meritevole: aiutare i meno fortunati partendo dai bambini, ritenendo che sia, come scrive nelle sue volontà, “in quell’innocente periodo della vita che bisogna gettare i semi che debbono fruttificare e dare utili e buoni risultati”.
Nomina primo esecutore testamentario il carissimo amico Adolfo Sanguinetti e con il suo aiuto stabilisce, fin nei dettagli, la costruzione e il sostentamento economico, per mezzo del suo patrimonio, di un asilo-convitto gratuito per tutti i bambini che, figli di famiglie contadine o disagiate, nelle lunghe giornate lavorative dei genitori non hanno assistenza adeguata e il cui mantenimento è problematico.
Quando redige il suo testamento, i primi di aprile del 1891, però, per sua stessa ammissione, Baccino è già consapevole delle invidie e delle ostilità che si è attirato: le sue azioni, insieme ai tanti amici che ricorda, gli hanno procurato anche molti nemici.
Nel 1893 sarà terminata la costruzione del palazzo ora restaurato per intervento del sindaco Osvaldo Che bello (b.a.), in piazza della Vittoria e adibito a Palazzo di Città.
Nei primi mesi del 1895 Luigi Baccino scompare senza lasciare traccia, probabilmente ucciso da chi voleva impedire la realizzazione dei suoi progetti.
Opera, questa, in parte riuscita, poiché l’asilo non fu mai realizzato anche se la costruzione fu utilizzata come sede scolatica.
Dopo le numerose controversie, il Comune di Cairo cambiò amministrazione e la nuova giunta si oppose alla costruzione.
L’eredità di Baccino, fu resa accessibile solo nel 1925, a cento anni dalla nascita, a causa della sua morte presunta in quanto il corpo non fu mai trovato.
Con essa, invece dell’asilo infantile, fu realizzata una casa di riposo per anziani, dapprima ospitata nell’edificio della Chiesa dell’Annunziata e poi trasferita in quella che era stata la Villa Baccino, in Corso Dante.
http://mailartprojects.blogspot.com/2008/10/luigi-baccino-scomparso-lisbona.html
Ieri, 24 ottobre 2008, l'amico Mauro Risani, colaboratore nel progetto "PERCHE'? LISBONA? Baccino Luigi detto il "gaucio" - carteggi segreti" ha trovato una poesia di Giuseppe CESARE ABBA su Cririllo Baccino, padre di Luigi.
Partecipo questa formidabile riscoperta ai fedeli lettori e rilettori del blog.
PER LA FESTA DI CIRILLO BACCINO
Trent'anni! E il nostro popolo vedea povero e lieto
Un vecchierel che l'anima nudria d'un suosegreto;
Si pregava di vivere tanto che d'oltremare
Alfin potesse il giovine caro al suo cuor tornare,
II suo figliuol che tenero d'anni, da solo, audace,
E sdegnoso dell'ozio edell'ignava pace,
Con pié sicuro, ed animo franco ed oneste voglie,
Lasciate avea dell'umile sua casetta le soglie.
Vive chia vea da pargolo visti uomini molti
E donne molte in lacrime, condolorosi volti,
Dare gli abbracci, gli ultimi baci, al garzon che forte
Era partito, pianto come un che andasse a morte.
Vive chi sempreme more poi del garzone in core
Amò quasi da figlio quel vecchiogenitore.
Povero vecchio! il picciolo campo sarchiando, spesso
Delsuo lavor dimentico e forse di se stesso,
Fantasticava e, ingenuo, correa lontan, lontano
Col suo pensiero in traccia del figlio americano;
E a chi di lui benevolo gli richiedea: Oh! mai
Noirivedrò, rispondere solca, più mai, più mai!
Ma un dì che d'anni carico quasi giacca, giulivo
Levossi in mezzo agli uomini, gridando: È vivo! è vivo!
Vivo il mio figlio! E subito gioir con quel vegliardo
Quanti non eran invidi e avean cor non codardo.
Allor fu visto gli ultimi suoi dì un ometto
Per ......................................................